Attività del Prof. Enzo Michele Piccirillo
RICORDO DEL Prof. ENZO MICHELE PICCIRILLO
Il 9 Gennaio 2012 è deceduto in Trieste il Prof. Enzo Michele Piccirillo già Ordinario di Petrografia presso la locale Università degli Studi, membro del C.U.N. Consiglio Nazionale Universitario, organo di valutazione e finanziamento di progetti di ricerca; componente del Consiglio di Amministrazione dell’Università di Trieste e Direttore dell’Istituto di Mineralogia e Petrografia della stessa sede accademica. Per ricordare il suo impegno e il contributo scientifico nel campo della mineralogia e petrografia sono stati organizzati nei mesi scorsi due manifestazioni: la prima a Padova in data 27 Aprile 2012, giornata di studio in suo onore e memoria, organizzata dai Dipartimenti di Scienze della Terra di Padova e Trieste; La seconda, in data 4 Settembre 2012, dalla Società Italiana di Mineralogia e Petrografia che lo ha commemorato nel corso della “1^ European Mineralogical Conference” tenutasi a Francoforte in Germania e nel corso della quale è stata assegnata ad un giovane ricercatore napoletano una borsa di studio e ricerca all’estero a lui intitolata. Ma chi era, chi è stato il Prof. Enzo Michele Piccirillo, studioso riservato e in pratica sconosciuto nella sua Terra benché noto per le sue ricerche anche in campo internazionale? Quale è stato il suo apporto scientifico nel campo della Mineralogia e Petrografia? Per rispondere a queste domande si ritiene utile riportare alcuni elementi del suo curriculum, tratti in parte da quanto riportato su “PLINIUS” dal Prof. Francesco Princivalle, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Trieste, e rifarsi anche a testimonianze di suoi colleghi e di studiosi che hanno avuto modo di conoscerlo, di lavorare e confrontarsi con lui.
Enzo Michele PICCIRILLO era nato a Campobasso il 9 marzo del 1943 dove ha compiuto gli studi superiori presso il Liceo Scientifico “A. Romita”. Ha conseguito, nel febbraio del 1966, presso l’Università di Padova la laurea in Scienze Geologiche con la votazione di 110/110. La sua carriera universitaria si sviluppa, come accadeva a metà degli anni Sessanta, salendo tutti i gradini della scala, prima come “borsista”, poi come professore incaricato di Vulcanologia, successivamente come libero docente e infine, nel 1980, a trentasette anni, professore ordinario di Petrologia all’Università di Bari ove rimane per un solo anno; si trasferisce nel 1981, a Trieste ove insegnerà fino al pensionamento avvenuto nel Gennaio 2003. La sua attività scientifica, tra il 1966 e il 1974, si sviluppa essenzialmente nel campo petrologico presso l’Istituto di Mineralogia dell’Università di Padova dove egli si occupa dello studio delle rocce metamorfiche del basamento cristallino e delle ofioliti Mesozoiche delle Alpi orientali, e partecipa anche alla realizzazione del foglio “Bressanone” della Carta Geologica Nazionale. In questo ambito il suo talento di ricercatore si manifesta precocemente tanto che la sua prima pubblicazione ufficiale risale al 1968, da “borsista” solo due anni dopo la laurea. L’esame dei campioni di lava prelevati in Etiopia e di quelli del mantello rilevati in Australia, quindi di differenti origini e genesi, lo indusse a ritenere possibile l’esistenza di un legame e di implicazioni della cristallochimica con la petrologenesi. Questa idea innovativa apriva una nuova strada di ricerca che lo portò quale petrografo ad iniziare, nel 1976 a Padova, una intensa collaborazione con i cristallografi. Questi studi sono stati alla base della nascita di quel grande progetto di ricerca nazionale che prese il nome di “Cristallochimica e Petrogenesi” che ha costituito uno stimolo e una crescita della Mineralogia e Petrografia nazionale ed ha coinvolto le maggiori università del Paese. Si passò, quindi, dall’interesse locale della petrografia dominante all’epoca ad una scala globale delle ricerche con evidente salto di qualità per le Scienze della Terra in Italia. Nel 1982 avvia la collaborazione con colleghi brasiliani per lo studio della “South American Platform” Tali ricerche, che hanno trovato il coronamento nel volume “The Mesozoic flood volcanism of the Paraná basin: Petrogenetic and geophysical aspects” (E.M. Piccirillo and A.J. Melfi, eds.), rappresentano un riferimento insostituibile per la conoscenza della petrologia e geologia di quella zona.Oltre a contribuire allo studio di quella enorme piattaforma basaltica, in Brasile ha seguito dalla laurea fino al dottorato molti studenti brasiliani, alcuni dei quali ora trasmettono ad altri quanto hanno da lui imparato. Autore e coautore di numerose pubblicazioni a stampa (N° 133) sia su riviste nazionali che internazionali ad elevato impatto, ha partecipato a numerosi convegni nazionali, ma soprattutto internazionali, dove ha potuto conoscere e confrontarsi con colleghi stranieri, stimolando e provocando ampie discussioni scientifiche in campo petrologico. Chi lo ha conosciuto, come docente e come collega, ricorderà sempre la sua ironia, la battuta pronta e soprattutto l’entusiasmo, la fantasia, la capacità lavorativa e il rigore con cui affrontava ogni nuova tematica. Eleonora Vasconcellos, professoressa di petrologia presso l’Università Federale del Paraná (Curitiba, Brasile) parla così della sua collaborazione con il prof. Enzo Michele Piccirillo: “Nel 1992 ero al secondo anno del mio dottorato di ricerca, presso l’Università di São Paulo, quando il Professore Celso Barros Gomes mi presentò al Prof. Enzo Piccirillo. Lui mi ha immediatamente accettato per lavorare con lui in Italia, diventando così mio co-tutore per un periodo del dottorato… La ricerca che ho svilupato a Trieste è stata sulle rocce alcaline della regione di Vale do Ribeira, negli stati del Paraná e di São Paulo, in Brasile. Con la guida del prof. Piccirillo, la sua vasta conoscenza in questo campo di studio, il suo sostegno in tutte le fasi di raccolta dati e della loro interpretazione, i risultati di questo lavoro sono stati pubblicati in diversi eventi tecnici e su riviste scientifiche internzionali. Il collega Prof. Alberto DAL NEGRO dell’Università di Padova cosi lo ha rievocato in occasione della giornata organizzata in suo onore dagli Atenei di Padova e Trieste: “Enzo ancor prima che un collega è stato per me un vero amico con il quale ho condiviso due decenni della mia vita non solo di ricercatore. Con lui e grazie a lui, agli inizi degli anni 80, dall’unione delle nostre competenze cristallografiche e petrologiche, nacque a Padova quel nuovo filone di ricerca che prese poi il nome di Cristallochimica e Petrogenesi. L’esperienza padovana presto contagiò altre sedi italiane per cui in quegli anni l’Italia divenne punto di riferimento internazionale per le ricerche cristallochimiche. Queste ricerche per lui furono un hobby, come soleva dire, alle quali dedicò con entusiasmo tutta la sua fantasia e capacità lavorativa. Straordinaria fu la sua capacità di apprendere la metodologia cristallografica e di trattare il dato di raffinamento cristallografico con la sensibilità del più incallito cristallografo. In quegli anni Padova, grazie alle ricerche impostate con Enzo, divenne un centro in cui soggiornarono per periodi più o meno lunghi tanti colleghi stranieri che sicuramente hanno favorito la nostra crescita scientifica : Cundari, Saxena, Ganguly, Varne, Green, Ewart, Kox, Tromsdoff. Memorabili le interminabili discussioni di Enzo con ognuno di loro quando con estrema sicurezza trattava di distanze di legame e di elettroni di sito in relazione all’ambiente chimico-fisico di formazione di una determinata fase. Il Prof. Aldo Cundari , italiano di nascita e formazione, della Geotrak International Pty Ltd., Melbourne University, Australia, cosi lo ricorda: “Ho avuto il privilegio di condividere con Enzo molti eventi, umani e professionali, che hanno arricchito la mia vita e creato un rapporto di fratellanza con lui, fin dal 1969 quando ci incontrammo a Padova e successivamente in Australia, in occasione di un congresso internazionale a Canberra sulla genesi dei basalti e loro significato geodinamico. In quell’occasione Enzo presentò ad un auditorio internazionale un lavoro fondamentale per quel tempo, dove si sovvertiva l’ipotesi genetica, sostenuta da “altra scuola italiana”, sui basalti di fondo oceano in contrasto con quelli continentali. Dati inconfutabili alla mano, Enzo dimostrò che i basalti di AFAR, Etiopia, avevano caratteristiche geochimiche a carattere alcalino. Le conclusioni di Enzo aprirono una revisione critica delle ipotesi (di quelle scuole) ritenute d’avanguardia in Italia, ma errate nel loro significato geodinamico. La mia continua collaborazione professionale con Enzo in Italia scaturì dalla nostra affinità culturale più che progettuale. Ciò portò spontaneamente ai progetti in Paraguay e Brasile. Lavoravamo bene perché compatibili come italiani del Sud, nonostante la mia metodologia anglo-sassone sovrapposta alla formazione italiana. Questa ci permise di capire il modus anglofono di affrontare e comunicare il nostro pensiero, essenziale per concepire, formulare e farci pubblicare i nostri contributi su periodici internazionali. Egli si riteneva “un napoletano tedesco” per la sua dedizione assoluta alla ricerca dei fatti, senza alcun compromesso di gestione. Ciò si e’ ben integrato con metodi di avanguardia nelle tecniche di lavoro petrologico che io avevo potuto praticare in Australia negli anni ’60-’80, prima della loro diffusione nel nostro paese. Il mio rapporto personale e professionale con la scuola geologica di Melbourne e Canberra e la mia partecipazione al Programma Apollo della NASA consentirono una trasfusione in Italia di tecniche ed idee che generarono nuove linee di ricerche in Cristallochimica, Petrologia Sperimentale e Petrogenesi. Il significato genetico dello stato solido dei pirosseni in rocce ignee, resta uno dei contributi più brillanti di Enzo nel collegare la Cristallografia alla Petrogenesi…Pochissimi come lui possono distinguersi per genio, intuizione e contributo fondamentale alla Petrogenesi e Geodinamica negli ultimi quarant’anni”.
Così il Presidente dell’Oridne dei Geologi della Regione Veneto ha voluto ricordare il suo amico “Enzo”:
Coloro che volessero approfondire e saperne di più sulle sue pubblicazioni, curate e riordinate dal Prof. Francesco Princivalle, possono rivolgersi presso la nostra dese dell’Ordine dei Geologi della Regione Molise al quale i familiari hanno consegnato un CD, preparato sotto l’egida delle Università di Padova e Trieste, contenente i “lavori” pubblicati dal 1980 in poi e l’elenco completo di quanto prodotto dal 1968 al 2007 nonché il volume relativo alle ricerche fatte in Brasile.
Non ho avuto il piacere di conoscere il Prof. Piccirillo ma dalle telefonate e mail ricevute già dopo poche ore dalla pubblicazione della sua memoria sul sito del nostro Ordine, ho capito che l’elevato spessore umano e scientifico di “Enzo” ha lasciato nelle persone che hanno avuto la fortuna di incrociarlo sulla loro strada un solco incolmabile e, al tempo stesso, una pienezza di animo incommensurabile.
Domenico Angelone, Presidente dell’ORG Molise
Si spera che queste sia pur brevi testimonianze degli studiosi citati abbiano dato almeno l’idea del suo contributo scientifico che alla ricerca di base nel campo della mineralogia e della petrografia e della sua capacità didattica di trasmettere alle generazioni successive il sapere acquisito e cercato.
Ultimo aggiornamento
23 Ottobre 2012, 19:32